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Un giorno sulla terra-RIMANDATO PER MALTEMPO

Concerti

 

Un giorno sulla terra, Orchestra Ritmo Sinfonica

Direttore e arrangiatore: Lorenzo Subrizi

 

La tematica generale riguarda il mondo in cui viviamo nei suoi aspetti più vari, si parla di ecologia, della bellezza e della preservazione della terra in sé, del lavoro, delle diversità, dell’immigrazione, o ancora i diritti delle donne o problemi di abbandono familiare e/o disturbi mentali. Il mondo visto in tanti suoi aspetti e problematiche con la volontà di sensibilizzare il pubblico (e chi suona!) come cita Laura Pausini con le parole della canzone riportata qua di seguito:

 

Quante volte ci ho pensato su

Il mio mondo sta cadendo giù

Dentro un mare pieno di follie

Ipocrisie

Quante volte avrei voluto anch'io

Aiutare questo mondo mio

Per tutti quelli che

Stanno soffrendo come te

Il mondo che vorrei

Avrebbe mille cuori

Per battere di più

Avrebbe mille amori

Il mondo che vorrei

Avrebbe mille mani

E mille braccia per i bimbi del domani

Che coi loro occhi chiedono di più

Salvali anche tu

Per chi crede nello stesso sole

Non c'è razza non c'è mai colore

Perché il cuore di chi ha un altro Dio

È uguale al mio

Per chi spera ancora in un sorriso

Perché il suo domani l'ha deciso

Ed è convinto che il suo domani è insieme a te

Il mondo che vorrei

Ci sparerebbe fiori

Non sentiremo più

Il suono dei cannoni

Il mondo che vorrei

Farebbe più giustizia

Per tutti…

 

Mattino:

Dicono che non è vero che le cose le vedi bene soltanto da vicino. A volte ci sei troppo vicino, troppo dentro per poterti accorgere davvero di come sono fatte, di ciò che sta succedendo, dei contorni e delle implicazioni. Sì, Si vede meglio da lontano, allora sì, tutto acquista una dimensione nuova, le giuste proporzioni. Che poi fa bene pure a te, ne sei un po’ più distaccato, meno coinvolto. Più obiettivo. E se ci pensi, succede anche con la distanza temporale, che ti permette di dare le giuste misure alle cose, alle persone, ai sentimenti.

 

Forse questo anno e mezzo di distanza e di distanze ci è servito ad avere le idee più chiare su chi siamo. Su dove stiamo andando. Perché anche la strada, se la vedi con una prospettiva più ampia diventa più chiara, si vede meglio… vedi meglio dove va a finire. Nel bene e nel male.

Forse quest’anno e mezzo di distanze ci è servito a capire cosa è veramente vitale per noi, cosa mettere in valigia per il resto del nostro viaggio, e con chi lo vogliamo fare.

 

E forse, forse… quest’anno e mezzo è un messaggio che arriva direttamente dalla Terra. Una richiesta di aiuto. Un appello. A rallentare, a fermarsi magari. E ripartire in un altro modo. Se non è un’occasione per cambiare prospettiva, allora è stato solo un anno terribile passato a cercare di limitare i danni.

 

Mercy mercy me

Sorella Terra

 

Mezzogiorno:

La madre terra, un sistema perfetto. Tutto è fatto, creato, ed esiste in connessione con tutto il resto. Un equilibrio in continuo movimento. Che cerca di restare in equilibrio nonostante tutto. Nonostante noi. E non è solo questione di ecologia, di cura. Non c’è ecologia senza giustizia, non c’è rispetto del pianeta senza il rispetto di chi su questa terra vive e lavora… il lavoro…

 

I need a dollar

 

Tutto è collegato. Le nostre azioni, le reazioni degli altri. Le reazioni della terra. Tutto è collegato tutto connesso. Tutti connessi. O quasi. Tutti pronti ad intervenire… dietro una tastiera, tutti pronti ad armarci e partire, lo schermo come uno scudo. Tanto… tanto non me ne frega niente. Non me ne frega niente se mentre rimango indifferente il mondo crolla e non mi prende…

 

Non me ne frega niente

 

“Hanno raso al suolo un paradiso e al suo posto hanno costruito un parcheggio”… E forse lo abbiamo fatto anche noi, abbiamo contribuito a distruggere, a soffocare il pianeta… Ogni volta che abbiamo attentato all’ambiente, o semplicemente non abbiamo fatto nulla per difenderlo. Ogni volta che con una nostra scelta abbiamo cambiato in peggio le cose… nascondendoci dietro ad un “non dipende da me. Non dipende soltanto da me”. Che poi: “cosa posso fare io… non tocca a me…”

 

Big yellow taxi

C’era una volta in America

 

Pomeriggio:

Nel mio viaggio sulla terra ho incontrato altre persone. Le ho riconosciute perché erano come me, ma erano diverse da me.

Io sono io. Io sono il risultato delle mie scelte, delle mie esperienze, dei miei incontri. Io sono le mie relazioni. Sono il risultato del confronto tra ciò che ero e l’incontro con l’altro. Se l’altro fosse uguale a me, questa formula avrebbe un risultato insignificante. Anzi un risultato ce l’avrebbe: la solitudine.

C’è chi ha paura del diverso, paura di chi la pensa in modo diverso, vive in modo diverso, ama in modo diverso. Differenze irrilevanti che abbiamo trasformato in determinanti, in sentenze definitive, senza neppure aver tentato un incontro, un confronto.

Colore della pelle, provenienza, religione, pensiero politico, sesso, situazione economica…

Eppure la più grande ricchezza è incontrare il diverso, per capire chi siamo e scoprire che dall’incontro è già nato un nuovo “me”, più consapevole, più ricco, più umano.

 

Io sono l’altro

Rescue me

 

E se poi i pazzi fossimo noi? Noi che non riusciamo ad accettare che il mondo sia un po’ più complicato di come abbiamo deciso di disegnarlo nella nostra mente. Bene e male, bianco e nero, tutto incasellato. Noi ovviamente dalla parte giusta, chi non lo è …sbaglia. Chi sbaglia esce dal gioco. Facile. Veloce. Senza appello.

Non voglio un mondo che incasella cose e persone in un ordine che non ha nulla di umano. Guarda la rosa… guarda la sua bellezza. E poi guarda gli occhi di una persona. La sua bellezza. Anche quando le sue ali sono spezzate, anche quando il castello dei suoi pensieri ha tante stanze buie, come “un punto di domanda senza frase, o un’astronave che non torna alla base”. Ti regalerò una rosa per ricordarmi della tua bellezza. “Ti regalerò una rosa rossa per dipingere ogni cosa… e una rosa bianca per dimenticare ogni piccolo dolore”…

 

Ti regalerò una rosa

 

Per quanto ancora una donna dovrà essere migliore di un uomo per poter arrivare dove arriva un uomo. Per quanto ancora dovrà sentirsi dire “Beh, non male per essere una donna”, oppure “una donna non può fare quel lavoro”, “sei solo una donna”… Quanto ancora per essere uguali … per avere pari dignità.

Serve qualcosa di forte per far capire ad un mondo di uomini l’importanza della donna. Chi fa andare avanti questo mondo? Chi governa questo mondo? Le ragazze…

 

Freedom/Run the world

 

Sera:

Dicono che non è vero che le cose le vedi bene soltanto da vicino. A volte ci sei troppo vicino, troppo dentro per poterti accorgere davvero di come sono fatte, di ciò che sta succedendo, dei contorni e delle implicazioni. Sì, Si vede meglio da lontano, allora sì, tutto acquista una dimensione nuova, le giuste proporzioni…

Ma poi per cambiare davvero le cose ci devi entrare dentro. Anche quando è difficile, anche quando non sembra possibile, anche quando pensi che sei troppo piccolo per cambiare il mondo. Anche quando sembra non ci sia speranza.

La speranza non è una formula magica, non è chiudere gli occhi “che poi tutto passa”. La speranza è tenere gli occhi aperti, anche quando è notte e ti sembra che non serva a nulla. L’alba arriva, deve arrivare. Il nuovo giorno. E lo puoi vedere. Lo puoi vivere. La speranza non è illusione. È credere in un cambiamento possibile. E darsi da fare per entrare nel futuro. E costruirlo. Da oggi. … fino all’ultimo attimo!

 

Terra degli uomini

Earth song

 

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